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La rosa è viva

Una ragazza dei nostri giorni, Gaia, militante neofascista, si imbatte nel diario della sua bisnonna partigiana, internata  a Ravensbrück.  Le storie della bisnonna e della ragazza procedono parallelamente ed il racconto delle vicende dei nostri tempi sottolinea come le politiche che sfruttano il disagio e la fragilità sociale favoriscano la violenza intesa come xenofobia, omofobia e, soprattutto, la violenza contro le donne. Il contesto odierno si intreccia con quello trascorso, mettendo in evidenza una continuità di lotta che unisce più generazioni di donne. Il racconto del passato, con le atrocità del campo di concentramento, apriranno, in Gaia, la strada al dubbio.

Dell’amore e della carne

Monia (…) rompe con forza un tipico pre-giudizio della cultura contemporanea, propensa a dare per scontato che si possa pronunciare una verità universale chiudendosi in sé stessi. È  invece al di fuori di questo individualismo monadico che la sua poesia, d’amore e di carne – i due termini sono funzionalmente sovrapponibili come il momento stesso del darsi – disperatamente tende:

 

come le bestie / fra i rigoli del bosco / sul dolce colpo trasfigurato. / E aumenta la precisione / la rosa betulla, / che dalla pietra sgorga / e supera la primavera”.

 

Dalla Prefazione di Luca Quattrini

La stagione dell’angelo

Un’anziana e solitaria signora che non ha più niente da chiedere alla vita. Una ragazza inquieta e in cerca di se stessa. Il caso, un foulard volato via da una finestra. Un condominio anonimo. Una grande città sempre in bilico tra indifferenza e solidarietà. Un legame improbabile che diventa un dono inatteso, uno scambio prezioso tra due donne alle prese con due differenti stagioni della vita.

E un angelo senza ali. Un angelo dei tempi nostri, di quelli che suonano al citofono e picchiano sui vetri.

Pur analizzando lucidamente il dramma della solitudine e dell’abbandono, Il nuovo romanzo di Rosalia Messina non rinuncia a trasmettere un messaggio di condivisione e di speranza.

Marmellata d’arance

 

Tratto dall’omonimo e fortunato romanzo di Rosalia Messina, il testo vincitore del premio di drammaturgia L’Artigogolo edizione 2017 affronta con grande delicatezza i rapporti familiari, in particolare quello tra la protagonista e sua  madre: rapporto mai affrontato e mai risolto.

“Quando mi portavi ancora con te ero troppo piccola, non ne ho memoria. Mi sono rimaste impresse le volte in cui mi mollavi dalla nonna Bianca e sparivi. Non ti facevi viva, nemmeno telefonavi. Quando tornavi eri sempre più distante. (in crescendo) Perché sono rimasta esclusa dalle tue cure? Perché non hai mai reclamato il tuo ruolo, una volta che ti eri assestata in una vita tranquilla, accanto a un uomo rassicurante e innamorato? Avrei voluto che me lo chiedessi, anzi, lo pretendessi. Che piangessi, strepitassi, urlassi sono io tua madre, è con me che devi stare. Per quanto mi sia ripetuta spesso che la mia vita aveva i suoi binari e che sarebbe stato destabilizzante per me rivoluzionarla, raggiungendoti in America, la rabbia corrosiva per la tua assenza è restata.“

 

Charleston dell’apatia

La storia esce tutta, dal principio all’ultimo punto fermo, dalla bocca del protagonista: uno sfigato quarantacinquenne che vive in un grande palazzo di una metropoli italiana di pochi anni fa. L’uomo, solitario per obbligo più che per necessità, campicchia scrivendo romanzi e rubacchiando quel che può. E stavolta ricostruisce quanto gli capitò tre mesi prima, allorquando gli balenò in testa la tentazione di risolvere una volta per tutte la propria dissestata situazione patrimoniale mettendo in atto un’idea definitiva, un lampo di genio. Che tale, forse, fu solo perché da esso scaturì una serie di eventi imprevisti, uno incatenato all’altro. Una pirotecnia di magia affabulatoria, poetica, avventurosa e teatrale che rimanda ad autori classici quali Queneau, Calvino, Palazzeschi e Buzzati. Per non dire di Giacomino da Verona e un divertente latino maccheronico che fa capolino inaspettatamente come una saetta umoristica finale. Puro godimento.

Saliranno dal fondo del mare

Per alcuni anni, e fino allo smantellamento, Franca Figliolini ha operato come volontaria a piazzale Maslax, fianco a fianco con gli operatori del Centro Baobab. Da questa esperienza, da questa immersione nella parte dolente del mondo, nasce la presente raccolta che porta come titolo un verso di Pasolini. L’Autore della “Poesia in forma di rosa” e de “Le ceneri di Gramsci”, i cui testi vengono più volte citati, è chiamato in causa come interlocutore e, insieme, come modello e punto di riferimento per la tensione morale e per lo sguardo critico e profetico capace di cogliere, in tempi appena un po’ sospetti, i segnali dell’involuzione ideale e culturale in cui attualmente ci dibattiamo. Così, se alcune volte i versi di Pierpaolo vengono riportati a suggello o in esergo, nella poesia Cosa avresti detto Franca si rivolge direttamente al poeta di Casarsa, il quale non ha potuto conoscere i nuovi volti che popolano la città… sguardi antichi di inca / o re africani… / tutti inermi, tutti…, questi tratti somatici e questa nuova disperazione che complica la geografia umana di Roma e delle sue estreme periferie, assurte una volta ancora, l’una e le altre, a rappresentazione topografica dell’ingiusta dislocazione dei viventi nel mondo. La domanda, destinata per forza di cose a rimanere orfana di risposta, risuona tuttavia nelle coscienze di ciascuno come una richiesta di  moralità e di indignazione capaci di tradursi, finalmente, in un operare giusto e fecondo.

PREMIO PER RACCONTI GIALLI CHIPIUNEART 2024

I EDIZIONE

 

Il primo concorso di narrativa dedicato a racconti inediti di genere giallo, noir e thriller. (Sezione unica)

 

REGOLAMENTO

  1. Al premio possono concorrere opere in lingua italiana i cui autori abbiano compiuto il diciottesimo anno di età al momento dell’iscrizione. 
  1. Le opere, che devono essere di lunghezza non inferiore alle 15.000 e non superiore alle 30.000 battute spazi inclusi, devono essere rigorosamente inedite: non saranno ammesse opere già commercializzate in formato cartaceo o digitale, neanche nel caso di autopubblicazioni.
  1. Si può partecipare con più opere ripetendo l’iscrizione per ciascuna di esse.
  1. Gli elaborati, in formato word e in carattere Garamond, Times New Roman o Georgia corpo 12, dovranno essere inviati esclusivamente in formato elettronico all’indirizzo: chipiuneartedizioni@chipiuneart.it con in oggetto la dicitura: “concorso letterario”, unitamente alla scheda di iscrizione e alla ricevuta del bonifico di euro 10,00 quale quota di partecipazione da versare alle seguenti coordinate bancarie: C.C.: IBAN: IT71I0200805200000103835213 – BANCA: UNICREDIT – AGENZIA: CENTRO COMMERCIALE I GRANAI – ROMA. INTESTATARIO: CHIPIUNEART EDIZIONI S.R.L.S. – CAUSALE: PREMIO LETTERARIO
  1. I file con le opere dovranno essere denominati con il solo titolo. Il frontespizio del testo dovrà contenere il titolo dell’opera e non i dati dell’Autore che dovranno essere riportati solo sulla scheda di adesione. Non saranno prese in considerazione opere pervenute per posta ordinaria o prive di scheda di adesione e ricevuta del versamento.
  1. Le opere dovranno pervenire entro e non oltre il 31 agosto 2024.
  1. Le opere saranno esaminate, in forma anonima, dagli esperti scelti dalla Casa editrice, che designerà le finaliste. I titoli delle opere finaliste, la data e il luogo della premiazione saranno pubblicati sul sito entro ottobre 2024. I finalisti saranno avvisati personalmente.
  1. La Giuria, composta dal Comitato di Redazione e presieduta da Lamberto Picconi, Direttore di Collana, sceglierà l’opera vincitrice, che sarà resa nota al momento della Premiazione, che avverrà a Roma entro l’anno 2024.

Le decisioni della Giuria sono insindacabili. Nessuna scheda di valutazione sarà fornita ai partecipanti non finalisti.

PREMI

All’Autore dell’opera vincitrice sarà assegnato il Trofeo ChiPiùNeArt, una scheda critica e la somma di 200 euro.

Gli altri finalisti riceveranno un attestato di partecipazione.

Le opere vincitrici, quelle finaliste e altre eventualmente segnalate dalla Giuria saranno inserite in una antologia che inaugurerà la Collana dedicata al genere “Giallo”.

ChiPiùNeArt Edizioni si riserva di non designare un vincitore e di non procedere ad alcuna pubblicazione qualora la qualità degli elaborati non corrisponda ai criteri stabiliti. 

Il bando di concorso e la scheda di partecipazione sono sul sito: www.chipiuneartedizioni.eu

 

Cerimonia di premiazione e finalisti

La cerimonia di premiazione avrà luogo il giorno 23 novembre 2024 alle ore 16,30 presso l’AR:MA teatro, via Ruggero di Lauria 22 ROMA (Metro A Cipro).

Nel corso della cerimonia verrà proclamato il vincitore tra la cinquina dei finalisti e verrà presentata l’antologia contenente i testi migliori.

Gli autori dei testi pubblicati, avvisati personalmente, sono invitati a partecipare.

Racconti  finalisti (in ordine alfabetico):

Breaking point di Fabio Forlivesi

Il giallo della mia vita di Nicoletta Grieco

Il ricordo è uno strale omicida  di Enrico Grillo

Memorie di un capotreno di Marcello Nucciarelli

Torta scomposta di Fabrizia Sebastiani

Il grand tour

Il Grand Tour è innanzi tutto un divertente romanzo d’avventure ambientato nell’Italia del primo Settecento, che ha come protagonisti un falso precettore con molti scheletri nell’armadio ed un giovane un po’ dissoluto, Henry, interessato piuttosto alla belle ragazze che alla riscoperta delle vestigia degli antichi. A rendere più complicato il viaggio in Italia parte al loro inseguimento, armato fino ai denti, il capitano Florentin, un pertinace poliziotto ben determinato a catturare e magari a uccidere Bachume, il precettore.

Il romanzo è godibilissimo per la trama, ben congegnata e mai noiosa, ma contiene numerosi altri elementi che ne accrescono il valore narrativo e letterario. Innanzi tutto l’atmosfera di intatta bellezza che l’autrice riesce a rievocare nella descrizione di un’Italia che non esiste più … ma altri ancora sono i temi trattati: la miseria delle classi popolari, il brigantaggio nello Stato pontificio, la mancanza di libertà delle donne ecc. L’analisi psicologica dei personaggi, poi, per niente superficiale, riesce a mettere a nudo la loro anima, i loro sentimenti più profondi … La prosa, sapida e sensuale, che si avvale di un fraseggio sicuro ed elegante e di un lessico ampio, preciso e calzante, è un elemento non secondario della piacevolezza del testo.

(Il Comitato di Lettura della XXVII Edizione del Premio Calvino)


Recensioni del libro:

Il Grand Tour


www.lindiceonline.com
www.ilmiogiornale.org
www.fiordilibri.wordpress.com
www.luomoconlavaligia.it
www.convenzionali.wordpress.com

https://www.mangialibri.com/il-grand-tour

 

Luce sul Carso

Che cosa cerca di dire Nelida Ukmar con questa ricchissima e appassionata raccolta di versi? Seguiamola nel suo cammino di ricerca attraverso gli elementi che compongono un territorio dai colori forti e dai forti contrasti: duro, scabro, generoso e rigoglioso, seducente e misterioso. Così si coglie, con drammatica leggerezza, il mistero del suo Carso. Di quelle acque che scompaiono e riappaiono, di quei cirri alti nel cielo che lo attraversano, di quella bora, di quella luce unica, di quel mare, di quei colori, di quella vita che vive lottando negli anfratti, nei boschi, tra le rocce e lungo impervi sentieri: immagini simboliche di un ciclico rinnovamento.

Poesie le sue, dunque, permeate da una profonda sacralità/religiosità dei luoghi, che narrano con andamento prosastico-poetico il chiaroscuro della vita che si riscatta liricamente alla luce della bellezza.

(Maria Milena Priviero)

Europa cavalca un toro nero

In un futuro non troppo lontano l’Europa è organizzata intorno a un unico obiettivo: difendere i propri confini dall’incessante flusso migratorio. A questo scopo vengono addestrati gruppi di individui destinati a presidiare le coste e intercettare i barconi per evitare lo sbarco. Unici abitanti delle zone costiere sgomberate dalla popolazione, vivono una vita scarnificata, ridotta a mera sopravvivenza. Tra essi, una donna che tenta una disperata via d’uscita.

In un romanzo corale e polifonico, Tulipano racconta una terra desolata in cui la sindrome dell’assedio e la demonizzazione dell’altro producono una sorta di suicidio affettivo ed esistenziale.

Marco Tulipano è uno scrittore che ha metabolizzato il grande romanzo novecentesco, da Joyce alla Woolf a Faulkner, e padroneggia magistralmente un prosa complessa e innovativa non per fare esercizio di stile, ma con l’intento di raccontare una storia che è un pugno nello stomaco, provoca forti emozioni e suscita pensieri che spesso, il più delle volte, preferiamo eludere o aggirare. (Bruno Morchio)

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